Recensione apparsa in «Prospettive» 4 ottobre 2015, p. 11.

di P. Sapienza e G. Picenardi

Bellelli, Etica originaria e assoluto affettivo. La coscienza e il superamento della modernità nella teologia filosofica di Antonio Rosmini, Vita e Pensiero, Milano 2014

Il volume di Don Fernando Bellelli, Etica originaria e assoluto affettivo. La coscienza e il superamento della modernità nella teologia filosofica di Antonio Rosmini, edizione Vita e Pensiero 2014, è diviso in due ampie parti: la prima analizza in modo molto approfondito il pensiero di Rosmini, la seconda lo pone nell’alveo della riflessione contemporanea riguardo alla post-modernità e lo fa istruendo un confronto con la teoria della coscienza credente elaborata dalla “Scuola di Milano” della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale ed in particolare da Mons. Pierangelo Sequeri.

Il lavoro di Don Bellelli è senza dubbio coraggioso, sia perché pone in primo piano l’opera di Rosmini la quale, pur vivendo finalmente in questi ultimi anni una più ampia diffusione porta ancora radicato in sé il ricordo delle ferite del passato, sia perché non si limita a dare il giusto onore (anche) intellettuale al Beato di Rovereto nel suo contesto temporale di origine, quanto mira a porlo in dialogo con la post-modernità e lo fa utilizzando come termine di confronto la teoria della coscienza credente, teoria non cristallizzata ma in se stessa dinamica ed in continua fase di sviluppo. L’autore che si pone sul crinale tra modernità e post-modernità, scelto da Bellelli, come cifra della fenomenologia e crocevia degli autori e delle problematiche in causa, è Levinas; un inserimento della trattazione rosminiana su questo tema dell’etico-morale qualifica quindi la riflessione in un contesto certamente post-moderno e di interesse per l’uomo contemporaneo.

Il metodo originale elaborato e proposto è quello che, riarticolando dal di dentro teologia, metafisica, ontologia, fenomenologia ed ermeneutica, mette in evidenza il sentimento fondamentale e la corporeità in un’ottica di riconfigurazione epistemologica del rapporto tra scienze umane e scienze filosofico-teologiche. Questa scelta rende lo studio iscrivibile in quel percorso che è conosciuto come la quarta fase degli studi rosminiani. La prima fase è segnata dalle controversie che ci furono riguardo al pensiero di Rosmini quando egli era ancora in vita e si conclude quindi con la sua morte. La seconda fase riguarda invece le difficoltà di interpretazione che la sua opera incontrò successivamente, che gli valsero la definizione di Kant italiano, e che coincisero con la condanna esplicita della autorità ecclesiale di alcuni suoi scritti (40 proposizioni tratte da varie opere) che rese di fatto limitata e difficoltosa la diffusione del pensiero rosminiano soprattutto in ambito ecclesiale. La terza fase, che si concretizza con la nota della Congregazione per la Dottrina della Fede del 2001 firmata dall’allora prefetto Card. Joseph Ratzinger in cui vengono considerati ormai superati i motivi di preoccupazione e di difficoltà dottrinali e prudenziali che avevano portato alla condanna delle 40 Proposizioni, coincide con la riscoperta dei testi di Rosmini tramite una lettura più autentica e scevra di pregiudizi della sua opera, per coglierne il senso proprio dei testi, e si conclude con la beatificazione nel 2007. Da lì prende il via quella che può appunto essere definita la quarta fase degli studi rosminiani che vuole porre il Roveretano in dialogo con la filosofia contemporanea.

L’impresa perseguita nel volume di Bellelli si può dire riuscita e l’attenta opera di scavo dei testi rosminiani ha permesso di ritrovare perle di raro valore che parlano anche all’uomo contemporaneo, anzi possiamo dire che proprio nel contesto post-moderno hanno il più pieno significato.

Esame attento del pensiero di Rosmini quindi e messa in luce della sua ricchezza e attualità ma anche opera di lievitazione di un pensiero creativo quanto è quello di questo autore che, rifiutando l’avvinghiamento della maggioranza della teologia del suo tempo con il razionalismo, non ha rifiutato invece il confronto con la modernità ma in essa si è immerso sviluppando un pensiero colto, creativo e credente, che è sempre rimasto ancorato alla Chiesa cattolica e alla Santa Sede, e a servizio del Magistero e della Rivelazione, oltre che dell’uomo.

Nel libro si intrecciano questioni cruciali quanto quella, di sempre viva attualità, del rapporto tra ragione e fede, e quella degli affetti, così importanti nella definizione della vita dell’uomo post-moderno.

Il centro dell’analisi riguardo alla metafisica e alla teologia rosminiana è sul sintesismo delle tre forme dell’essere e sull’essere morale e grande attenzione viene posta alla questione antropologica, ai temi degli affetti e della sensibilità che in chiave rosminiana è riflessione sul sentimento fondamentale. L’opera di riferimento è la Teosofia ma il percorso viene affrontato attraverso tutte le principali opere di Rosmini. Il rapporto col Dio Trinità e la Rivelazione cristologica e la grazia viene focalizzato con attenzione.

Nel percorso viene ripresa la teoria della coscienza credente originaria, che abbia quindi la sua logicità nell’affrontare il religioso. Questa coscienza credente di struttura metafisico-affettivo-simbolico è il centro della vita dell’uomo, è lo scrigno del suo essere, è lo spazio-tempo in cui trovano sintesi il suo intelletto, il suo affetto e la sua volontà, ricomprese anche nell’ambito teologico, specificamente in ciò che Rosmini esprime con la inoggettivazione. Nel sistema rosminiano vero, bello e bene vanno concordi nell’uno triadico-trinitario come a passo di danza, permettendo una valorizzazione della persona in grado di tenere in debito conto tutte le istanze ormai insopprimibili di valorizzazione di sé e libertà dell’uomo post-moderno, incluse le trappole di una visione che escluda la portata e le implicazioni filosofiche del peccato nelle scelte pratiche: la coscienza riflessa è proprio il giudizio speculativo di un giudizio pratico. Non può forse una visione antropologica così fondata dare spunti e suggerimenti per percorrere quelle strade ardite e nuove che Papa Francesco tanto spesso auspica anche all’interno della vita della Chiesa e della missione nell’ottica del nuovo umanesimo prospettato dai Vescovi italiani?

Senz’altro, questo di Bellelli, è un testo che merita attenta riflessione in ambito scientifico e accademico.