Amare con giustizia per amare veramente

Il sostantivo amore e il verbo amare, che sono due parole molto usate, vanno precisati nell’ottica dell’amare con giustizia. Cerchiamo di comprendere bene cosa significhi questa espressione: “amare con giustizia”. Per amare bene, per amare davvero, per amare veramente bisogna amare con giustizia. Quand’è che una cosa è giusta? Una cosa è giusta quando corrisponde a come deve essere. E come dev’essere l’amore per essere amore? Dev’essere giusto.

Come si può amare con tutto se stessi?

Voi mi direte ma è la stessa cosa di dire: “L’amore vero”.  In un certo senso sì, ma diciamo anche che quando coloriamo la parola amore (che in greco si dice agape) con la giustizia risolviamo l’enigma che c’è dentro la sintesi di tutti i comandamenti che ha fatto il Signore nel Vangelo di questa domenica perché come si fa ad amare Dio con tutto se stessi e poi ad amare anche gli altri come se stessi? Perché se io amo Dio con tutto me stesso poi non mi rimane più niente per nessuno. Come quando tra amici si dice: “Allora tu vuoi più bene a me o vuoi più bene all’altro amico? Perché se tu vuoi più bene all’altro amico che a me io non ti sono più amico.” Oppure: “Tu non sei veramente mio amico se vuoi più bene all’altro amico invece che a me. E non sei giusto. Non è giusto che tu voglia più bene a lui piuttosto che a me. Per questo io e te domani non ci parliamo più. Quando vieni a scuola ed entri in classe sappi che se tu mi guardi io mi girerò dall’altra parte, perché tu non sei stato un amico vero”. Dopo che noi abbiamo dato tutto noi stessi a Dio non ci rimane più niente per nessuno, neanche per la mamma…

L’ascolto della Parola che ci “impregna”

Come facciamo? Allora diciamo: “Un po’ a Gesù e un po’ alla mamma. Giusto?” L’enigma è proprio questo. Cerchiamo di capirlo dalla prima lettura. Da cosa bisogna iniziare a rispettare la legge di Dio? Come iniziano i comandamenti? Io sono il Signore Dio tuo? Iniziano così? Cominciano con: “Non avrai altro Dio all’infuori di me?” Come comincia? Guardiamo bene. Comincia con: “Ascolta Israele”. L’ascolto diventa qualcosa che ci impregna. È una parola difficile la parola “impregnare”. Quando ad esempio si sistema una porta con molta vernice affinché l’umidità non la corroda noi “impregniamo” la porta di una vernice isolante. L’ascolto diventa qualcosa che ci impregna di ciò che noi ascoltiamo.

Maria, donna “impregnata” dalla Parola di Dio

La volta scorsa vi ho detto che noi siamo “impressi”, quando noi ci facciamo il segno della Croce per ascoltare la Parola di Dio sulla fronte, sulle labbra e sul cuore. Sapete che cos’è successo alla Madonna? Lei ha ascoltato così tanto bene la Parola di Dio che si è impregnata di Dio a tal punto che nel suo grembo si è fatto carne Gesù, vero Dio. Infatti, ci sono delle espressioni nel linguaggio comune delle nostre terre che noi diciamo per dire che una mamma aspetta un bimbo che riprendono la radice del verbo impregnare. Se noi ascoltiamo la Parola di Dio siamo talmente “impregnati” da questo ascolto, che l’ascolto ci fa assorbire una realtà che ci fa capire che dentro a Dio ci siamo tutti.

La “matematica” di Dio

Noi senza Dio siamo niente. Facciamo questa operazione: Dio più tutti noi che cosa fa? Fa qualcosa in più di Dio? È possibile che noi aggiungiamo qualcosa a Dio? Dio più tutti i parrocchiani di Roccamalatina che sono a messa questa mattina? Fa sempre Dio. Dio più mondo, Dio più tutti noi fa sempre Dio. È vero? Adesso facciamo questa operazione: questa volta facciamo una sottrazione. Tutti noi senza Dio, meno Dio, cosa fa? Meno infinito, zero, nulla. Noi senza Dio non possiamo fare nulla.

L’ordine degli affetti

Se noi ascoltiamo Dio siamo riempiti dalla sua giustizia che ci permette di comprendere che io non posso dare al mio amichetto l’amore che do a Dio, perché o divinizzo un essere umano oppure manco di rispetto a Dio. Perché se tratto una persona umana come Dio, cosa faccio? Faccio una cosa ingiusta. Perché Dio va trattato come Dio – Dio è Dio, qualcuno dice che è “l’Essere perfettissimo, Assoluto”, vi ricordate? Io non posso trattare Dio come un essere umano e non posso trattare un essere umano come Dio. Se tratto Dio come Dio saprò trattare l’essere umano come essere umano. E quindi ecco, quest’altra parola difficile, questa “simultaneità” dell’amore a Dio e al prossimo esige una giustizia come criterio per riconoscere che quando io do tutto me stesso a Dio saprò dare agli altri l’amore giusto per loro, e saprò essere pronto a ricevere da Dio l’amore di Dio e dal mio prossimo l’amore che il mio prossimo mi dovrebbe dare. Questo significa il “con tutto se stessi”. Sarò capace, cioè, di dire grazie alla mamma perché mi vuole bene e saprò voler bene alla mamma nel modo giusto e non dirò: “Cara mamma, oggi sei stata più brava di Dio. Vediamo domani se ti riconfermi in pole position”. Oppure: “Caro Dio, oggi sei andato un po’ in crisi, la mamma è stata più brava di te”. Vedete, qui c’è un’ingiustizia sull’amore.

La giustizia dell’amore è amare senza misura

L’amore bisogna viverlo con giustizia. La giustizia dell’amore è riconoscere che senza Dio non possiamo fare nulla e che quando noi amiamo Dio abbiamo la misura, il criterio dell’amore da dare al prossimo. Quando noi diamo tutto noi stessi a Dio lo ascoltiamo, ci lasciamo impregnare dal suo amore. L’amore di Dio diventa il criterio per capire come dobbiamo amare, che cosa dobbiamo amare e anche quanto: la quantità e la qualità. Chiediamo allora al Signore che ci aiuti proprio a vivere la giustizia dell’amore, ad amare con giustizia. La giustizia dell’amore non è che ci fermiamo “all’occhio per occhio e dente per dente”. Qualcuno potrebbe dire: “Se amare con giustizia vuol dire fare così, significa che io sono legittimato a non amare i nemici”. E invece proprio no! Quando tu ti accorgi com’è grande l’amore di Dio, allora ti rendi conto che la giustizia dell’amore è amare senza misura. Perché l’amore di Dio è smisurato, oppure no? Sì! Allora Lui ci da un amore smisurato, che non ci rende ingiusti ma, anziché pensare che la giustizia sia “occhio per occhio e dente per dente”, ti accorgi che la giustizia dell’amore è amare il tuo nemico.

Amare con giustizia per essere felici

E allora non puoi far diversamente se vuoi essere veramente felice e ti accorgi che quello che ti sembrava normale senza Dio con Dio ti sembra anormale, e che quello che ti sembrava anormale senza Dio con Dio ti sembra normale. Cioè non è normale, con Dio, odiare i nemici. Con Dio è normale amare i nemici se ami con giustizia: la giustizia di Dio, non la giustizia degli uomini. Perché la giustizia degli uomini ci fa andare da Dio dicendo: “Guarda che non so se devo amare te o la mamma”. La giustizia di Dio ci fa andare dalla mamma dicendole: “Guarda mamma, più voglio bene a Dio più mi accorgo che tu mi vuoi bene e per questo ti voglio ancora più bene”. Spero di essere riuscito a dirvi qualcosa che vi possa aiutare per questa settimana.

Omelia nella 31esima domenica del tempo ordinario anno B