Le persone e il popolo di Dio quando vedono Gesù compiere il miracolo che descrive l’evangelista Marco gli attribuiscono i comportamenti di Dio: “Ha fatto bene ogni cosa, fa udire i sordi parlare i muti”; ci si riferisce a un passo dell’Antico Testamento che attribuisce a Dio queste opere, già nell’atto stesso della creazione (Dio vide che era cosa buona… molto buona), proprio quelle opere che il profeta Isaia descrive nella prima lettura, tra le quale c’è anche questa: “Si schiuderanno le orecchie dei sordi, griderà di gioia la lingua del muto”. Non è un caso che è ciò di cui tratta la seconda lettura; cioè che Dio, con questa domanda retorica che ha una risposta affermativa presupposta, “Non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno?”. Pensiamo ad esempio alla figura di Santa Bernardette, questa “ragazzella, ignorantella, pastorella”, con una saluta inferma che ha ricevuto le apparizioni di Maria Santissima Immacolata: non aveva la preparazione culturale, non aveva i mezzi neppure di famiglia, eppure è stata la depositaria di apparizioni fondamentali nella storia della Chiesa che hanno contribuito alla proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione, in quelle acque attingendo alle quali e immergendosi nelle quali tante persone, zoppi, infermi di ogni tipo hanno trovato guarigioni inspiegabili, che ci testimoniano che c’è qualcosa nella realtà che supera qualsiasi capacità, intelligenza e mezzo e strumento umano.

E come pregheremo alla fine di questa Santa Messa – dopo che abbiamo proclamato l’orazione di colletta nella quale troviamo una sintesi straordinaria delle tre letture; queste orazioni facoltative supplementari che il messale romano mette a disposizione del popolo di Dio, sono state scritte da una monaca benedettina, che ha fondato tantissimi anni or sono un monastero di clausura seguendo la regola di S. Benedetto e di S. Scolastica all’isola di Orta san Giulio, una signora monaca badessa ormai ultranovantenne Anna Maria Canopi, – nell’orazione conclusiva chiederemo al Signore di progredire costantemente nella fede. Progredire costantemente nella fede! Ma come, adesso anche qui in Chiesa ci chiedono delle prestazioni sempre più performanti? Già abbiamo l’ansia delle prestazioni sul lavoro, bisogna aumentare il fatturato e la produzione, adesso anche in Chiesa dobbiamo rendere di più? Il 3 di settembre abbiamo celebrato la memoria liturgica di San Gregorio Magno, dottore della Chiesa, che appunto dice in una delle orazioni della memoria liturgica – magno non per il menù abbondante ma per la santità che emanava –, il progresso dei fedeli sia la gioia dei suoi pastori. Come dire: i figli e i genitori quando un genitore vede un figlio che gli dà soddisfazione, ma perché fa delle cose belle per se stesso e non perché fa quello che vuole il genitore – si spera che le cose coincidano, ma se non coincidono l’importante è fare il bene –, la gioia dei pastori è il progresso dei fedeli. Allora che cosa vorrà mai dire progredire nella fede?

Ci possiamo concentrare sul fatto di cosa significa liberare la fede, cioè renderla immune – dice l’apostolo Giacomo – da favoritismi personali. Andiamo sul pesantuccio qua, è la parola di Dio, non la cattiveria del predicatore… Facciamo un passo indietro ancora, così si vede meglio la mia birbanteria! Guardiamoci intorno… c’è qualcuno che ha dei vestiti “scassati” in Chiesa questa mattina? Qualche pantalone consumato, qualche bottone nella camicia, la toppa sul vestito… secondo me, e ringraziamo Dio perché in Chiesa si viene vestiti bene, io penso che non ce ne siamo. Ma noi dobbiamo porci la domanda contraria: all’epoca della Chiesa delle origini i poveri andavano ancora in Chiesa, oggi li mandiamo alla caritas.

Qual è l’effetto di questa situazione? Fin tanto che la fede serviva per favori personali conveniva andare in Chiesa, chiedevo un favore a Dio e poi anche al mio vicino di banco, quando la posizione della Chiesa non è più tale, per tanti motivi, da potermi dare dei favori, allora credere a cosa serve? Quando noi abbiamo reso la fede intaccata, cioè non immune da favoritismi personali, abbiamo svilito la fede.

Quindi adesso la fede è diventata talmente inutile che non ti dà neanche un favoritismo personale mondano, allora non vale più la pena andare in chiesa. Forse è questo uno dei motivi per cui le chiese si svuotano.  Ma ancora di più l’effetto precedente è stato quello che, se va in chiesa soltanto chi ha da chiedere dei favori, si è già fatta una scrematura perché chi non ha da dare nulla in cambio per il favore che chiede sta fuori e non va a Messa. Allora è importante che noi ci aiutiamo a vedere qual è la mentalità uguale e contraria dei favoritismi personali. È il pauperismo. Qualcuno ha mai letto “I miserabili” di Victor Hugo? All’epoca in cui è apparso nella storia la figura di Francesco di Assisi, che ha fatto lo sposalizio con madonna povertà, perche ha letto bene la Sacra Scrittura là dove diceva che Cristo si è fatto povero per arricchirci della sua povertà, c’erano i cosiddetti movimenti pauperistici, quelli cioè – la parola deriva da pauper povero – che sovrapponevano il fatto di essere miserabile con il fatto di essere povero per amore di Cristo. La comunità delle origini aveva la capacità di distinguere bene queste cose perché nella prima e nella seconda lettura si vede bene: la giustizia di Dio ripristina l’uomo ridandogli quello che il peccato gli ha tolto e per questo la comunità cristiana accoglie il povero per aiutarlo, ma lo accoglie prima di tutto nella liturgia e per questo anche nei bisogni materiali, non nei bisogni materiali come succursale dei servizi dello Stato, che si configurano diversi dalla carità apostolica.

Senonché, ormai questa la sapete ma è un punto cruciale che va memorizzato e contestualizzato bene di volta in volta, è Rosmini che dice che i problemi sono cominciati: quando? Mentre negli Atti degli Apostoli si diceva che le persone mettevano di propria iniziativa  i beni ai piedi degli Apostoli, quando il vescovo diventa marchese o conte e va a riscuotere le tasse allora comincia la confusione tra ordine temporale e ordine spirituale . Il pauperismo è il fatto di affermare il disprezzo dello sviluppo e del progresso; i pauperismi fanno i giochi di quelli che marciano sopra i favoritismi. Cercare la miseria per la miseria significa far capire che invece chi riesce a migliorare le condizioni di vita fa una cosa che non è sbagliata del tutto; questo “del tutto” fa la differenza. Questi estremismi ci mostrano che nella vita spirituale dei cristiani il primato della fede è tale per cui diventa particolarmente significativo ciò che ha detto papa Francesco in una intervista ad un noto quotidiano, e cioè che i soldi, quelli veri, non si fanno coi soldi ma con il lavoro. Il Concilio Ecumenico Vaticano II, nella costituzione dogmatica Gaudium et spes sui rapporti tra la Chiesa e il mondo contemporaneo, dice che l’uomo, la donna, la persona umana non vale in base a quello che ha, ma in base a quello che è, perché non c’è tutto l’oro del mondo che valga l’anima e il corpo di una donna. L’uomo non vale in base a quello che ha ma per quello che è. Noi siamo in chiesa questa mattina e ce lo chiediamo: siamo in chiesa per purificare la nostra fede, con il vaccino-antivirus ad ogni forma di favoritismi, per coltivare fruttuosamente la vera fraternità cristiana? Le nostre riunioni il nostro trovarci liturgico ci aiuta a renderci conto che quando anche solo soltanto non ponessimo sufficientemente attenzione al fatto che l’uomo vale per quello che è e non per quello che ha noi siamo già smarriti di cuore? Lo dice la prima lettura: “Dite agli smarriti di cuore” e domenica scorsa il Signore ci diceva che le cose brutte escono da dentro il cuore dell’uomo, vi ricordate? Avidità, invidia, gelosia, … gli smarriti di cuore siamo noi quando non abbiamo sufficientemente chiaro che davanti al Signore il nostro valore è la vita che abbiamo, la persona che siamo, non i beni che possediamo e, se non lo mettiamo in chiaro, allora la fede diventerà una decorazione per stendere un velo pietoso sui nostri favoritismi che sono una sorta di connivente omertà con l’ingiustizia dilagante – si chiamano omissioni. Il fatto che la Parola di Dio come ci racconta sant’Agostino il giorno della conversione nelle Confessioni e dice: “Signore tu sei entrato dentro di me e hai sconfitto la mia sordità”. La sordità del nostro cuore; perché alla fine noi non ci crediamo che valiamo per quello che siamo ma che è importante il PIL, il BTP, il tasso, lo spread… Alla fine in cosa crediamo noi? Ci aiuti il Signore a far sì che le nostre assemblee siano libere dai favoritismi. Abbiamo modo di fare la verifica: se nelle prossime domeniche ci sarà in Chiesa con noi qualcuno in più di coloro che si sono sentiti coinvolti a partecipare all’Eucaristia a seguito dell’attenzione della comunità cristiana intera alle sue indigenze materiali – in tentativo di risposta alle quali la caritas è ambasciatrice, non sostitutiva, della comunità cristiana – ed anche delle indigenze spirituali: la verifica è inesorabile. Non è possibile venire a Messa pensando di prendere in giro nostro Signore; lui ci vuole bene con grande misericordia, bontà e amore, però ci vuole vedere progredire nella fede. Ci sono i bimbi che quando puntano i piedi e non vogliono fare un passo e impuntano lì tutto se stessi, per esempio: “Io non ci vado a scuola quest’anno!”. Quello è esattamente il contrario di progredire nella fede, ma quando Gesù dice: “Se non diventerete come bambini…” non dice di fare i capricci, bensì che non vedremo Dio se non torneremo alla semplicità di chi si affida a Lui come un bimbo svezzato in braccio a sua madre (Sal 130).

23esima domenica del tempo ordinario anno B