Omelia in occasione delle nozze di due giovani della parrocchia della Madonnina, maggio 2009

Possiamo considerare la storia di ciascuno di noi come una vera e propria biografia spirituale. Che cosa intendiamo per biografia spirituale? Intendiamo precisamente il fatto che per volontà di Dio ciascuno di noi è una realtà che viene plasmata dal Signore come una scultura, come un dipinto, come una poesia: la vita di ciascuno di noi è un’opera d’arte, un’opera di Dio. Per questo gli strumenti con i quali noi possiamo considerare la nostra vita sono proprio quelli che ci consegna la tradizione della Chiesa. Innanzitutto la Parola di Dio e i sacramenti e, ancora, il servizio al prossimo. Attraverso questi tre strumenti la vostra vita, carissimi sposi, si è progressivamente rivelata come un’opera nella quale il Signore, come abbiamo ascoltato dal Vangelo, vi ha chiamati ad una vocazione, ad una donazione della vostra vita. Questo dono è prima di tutto una risposta alla sua volontà di amore e di bene. Come non riconoscere tutti i doni che il Signore ha fatto per voi? Proprio in questo giorno essi sono evidenti: innanzitutto il dono della vita umana! Carissimi sposi siete stati amati dalle vostre famiglie, siete stati voluti dalla Trinità e dalle vostre famiglie, che oggi vedono un frutto bellissimo del loro amore coniugale. La fecondità del loro amore si esprime, infatti, nella vostra volontà di unirvi in matrimonio, perché questo significa che hanno seminato bene in quanto per voi è stato bello venire alla vita e crescere e formare la vostra coscienza, avere la possibilità di costruire in serenità il vostro futuro. Nella considerazione che stiamo facendo dei doni che il Signore vi ha dato riconoscete e riconosciamo insieme certamente il dono della fede: è un dono strettamente unito quello della vita perchè fin da subito, nella nostra tradizione cattolica, appena nati avete ricevuto il dono del Battesimo, della vita nuova, il dono, cioè, di essere resi partecipi della natura umana e della natura divina di Cristo Salvatore nostro. Questi due doni sono quei doni che non sono in contrapposizione l’uno con l’altro: il dono della vita umana e il dono della vita di grazia, della vita dei figli di Dio. Nel vostro percorso esistenziale questi due doni si sono potuti concretizzare per il fatto che nella Chiesa voi avete sperimentato all’interno della vostra comunità diocesana e parrocchiale una realtà che in primo luogo vi ha dato quella formazione necessaria perché foste in grado di compiere il discernimento vocazionale. Il discernimento compiuto in questi anni attraverso la formazione della coscienza cristiana nella iniziazione cristiana e nella pastorale giovanile. Una comunità che vi ha visti accogliere e scegliere la strada del servizio educativo, che sì è anche un servizio come in ogni famiglia, come in tutte le case, fatto di cose semplici, di cose concrete, di cose quotidiane. In tutto questo vi è stato dato di poter conoscere la volontà di Dio e l’avete scelta. Oggi la scegliete proprio attraverso il dono della preghiera. Come non ricordare quanto è bello vivere la pratica della legge divina come la lectio divina, cioè la frequentazione quotidiana della parola di Dio, attraverso la capacità di mettere il nostro cuore davanti al Signore che ti parla ogni giorno e ci esorta ad ascoltare la sua volontà! Avete detto sì, oggi dite il vostro sì bello, un sì pieno, un sì consapevole perché è nel vostro itinerario di fidanzamento che avete proprio tenuto conto dei comandamenti del Signore come la strada della libertà. Sempre nel Vangelo di Giovanni il Signore Gesù ci dice che i suoi comandamenti non sono gravosi e voi oggi siete qui a testimoniarlo. Semplicemente guardando la generazione dei vostri genitori, la generazione cioè immediatamente precedente alla vostra, il contesto socio-culturale era decisamente diverso rispetto a quello con cui noi ci troviamo. Ci siamo forse resi conto di aver vissuto in una società che si è detta cattolica e cristiana soltanto di facciata, soltanto in modo esteriore, mentre già era il tarlo del nichilismo e cioè della disperazione ad infondere il pessimismo che genera come risposta sbagliata il tentativo di godersela più che si può qui su questa terra disperando del domani o semplicemente dubitando di esso. La incontrovertibile evidenza è come oggi sia completamente rovesciata la situazione, in un vero e proprio cambio epocale: mentre in passato ci si meravigliava del fatto che le persone arrivassero al matrimonio in determinate condizioni di non piena sintonia con la proposta cristiana, oggi, paradossalmente, ci si meraviglia del contrario, cioè del fatto che ci sono ancora dei fidanzati che arrivano al matrimonio in un certo modo. Questo per noi non deve montarci la testa, non deve diventare motivo per montarci la testa. Diventi per noi un motivo di seria riflessione che porta alla luce questa domanda: “Abbiamo saputo far emergere lo specifico cristiano? Abbiamo saputo motivare il perché delle scelte morali che nascono dalla fede?”. Oggi voi, con la vostra vita, nel vostro sì, con una fidanzamento durato a lungo, attraversato dalla scelta di partecipare alla forma di testimonianza laicale che è l’azione cattolica, fidanzamento che vi ha sostenuto nella vostra formazione culturale e nell’intraprendere l’attività professionale, fidanzamento che ha saputo far fronte alle insidie del sentimentalismo di coppia, siete qui a darci speranza, siete qui a dire che è possibile sperimentare la gioia che viene data a chi rimane nell’amore di Dio, che è il vincolo delle relazioni interpersonali, anche nel modo di vivere la festa e il tempo libero!

Ora carissimi anche a voi desidero rivolgere ancora la domanda che il papa Benedetto XVI, che vi ha mandato la sua benedizione, la domanda che ha rivolto ai giovani durante la giornata mondiale della gioventù dell’anno scorso a Sydney: “Che cosa lascerete voi alla prossima generazione? State voi costruendo le vostre esistenze su fondamenta solide, state costruendo qualcosa che durerà? State vivendo le vostre vite in modo da fare spazio allo Spirito in mezzo ad un mondo che vuole dimenticare Dio, o addirittura rigettarlo in nome di un falso concetto di libertà? Come state usando i doni che vi sono stati dati, la “forza” che lo Spirito Santo è anche ora pronto a effondere su di voi? Che eredità lascerete ai giovani che verranno? Quale differenza voi farete?”.

Vorrei tentare anch’io di rispondere con voi a questa domanda, insieme a tutte le persone che siamo qui oggi, in special modo con tutti i giovani, esprimendo una risposta sotto forma di augurio, che voi avete già inserito nella preghiera che esprimerete al termine di questa celebrazione: “Siate veramente simbolo reale dell’unione tra Cristo e la Chiesa, piccola Chiesa, che, come un granello di senape, germoglia e si apre ad un’accoglienza alla vita e al prossimo, specialmente il più debole e fragile, in quanto prediletti dal Signore, come Tobia e Sara ci hanno testimoniato. Fate della carità di Cristo e della sua Parola la regola della vostra vita quotidiana. Nel nome del Signore Gesù vivete sempre in rendimento di grazie ed in intima amicizia con lui. Abbiate a cuore un amore inclusivo, missionario, che sa accogliere e portare in sé le angosce e le speranze del mondo intero. Coltivate l’amore per la verità e prendetevi a cuore la sfida educativa che abbiamo davanti. Il Signore ci garantisce che, se viviamo così, porteremo frutti duraturi. Sì, questo è l’augurio e la preghiera che vi facciamo, grati al Signore e a voi per il dono che siete l’uno per l’altra e da oggi il dono di un solo corpo ed una sola anima per sempre al Signore nella e per la sua Chiesa, che siamo anche noi. In questo siamo certi di poter chiedere al Padre nel nome del suo Figlio Gesù tutto ciò di cui abbiamo bisogno, oggi in special modo per voi. Fate la differenza continuando a mostrare, nella comunicazione viva della fede, che il vero concetto di libertà è proprio quello che si basa sull’amore della Trinità, modello della famiglia umana, usate i doni che vi sono stati dati per il bene della Chiesa e della società, testimoniando la bellezza di sapersi perdonare, rigettando ogni forma di egoismo, di “accontentatura”, di mediocrità post-borghese, di passiva accettazione delle ingiustizie sociali, come se fossero inevitabili e non si debba fare di tutto per cambiare in meglio. Le vostre persone che oggi si uniscono per l’eternità, per la grazia dello Spirito Santo, siano luce generosa che ci permette di rinnovare e/o scoprire la concretizzazione della nostra vocazione battesimale, come servizio a Dio nella promozione della vera dignità di ogni persona umana. Non abbiate paura né delle difficoltà, che certamente non mancheranno, né della fragilità della nostra condizione umana: abbiamo un tesoro in vasi di creta proprio perché appaia che è Dio che opera attraverso di noi. Che Dio Salvatore, per intercessione di Maria Mediatrice, in voi, con voi, e per voi continui a fare grandi cose per la Chiesa e per il mondo. Lasciatevi plasmare da Colui che, Solo, può fare di voi un capolavoro inestimabile. Grazie!”. Amen